Sapere la Storia (con le date) serve a capire chi siamo
Si va all' università ignorando quando visse Buddha
Un tempo si studiava la storia dell' Occidente (Egitto, Grecia, Roma, Italia, Europa) una prima volta alle elementari, poi nelle medie inferiori e di nuovo, in modo più approfondito, nelle medie superiori. Con la mondializzazione si sarebbe dovuto aggiungervi l' India e la Cina. Invece nel nome della lotta al nozionismo e in base al principio marxista che non contano le personalità ma i fattori economici, sono stati cancellati i nomi dei personaggi, gli accadimenti più importanti e le date. Il risultato è che gli studenti che arrivano all' università non sanno quando sono vissuti Buddha e Confucio, quando è stato ucciso Giulio Cesare, quand' è vissuto Maometto, quand' è avvenuta la prima crociata, quando è vissuto Dante, quando sono accadute la guerra dei cent' anni o la Riforma protestante. Cosa significa non conoscere la propria storia? Se qualcuno ci domanda: «Chi sei?», come rispondiamo? Gli diciamo il nostro nome, la nostra professione, gli diamo il nostro curriculum. Se una persona ci interessa le raccontiamo cosa abbiamo fatto. Gli innamorati si raccontano la loro vita e poi ricordano i momenti importanti della loro esperienza comune, la storia della loro coppia. Noi siamo la nostra storia. Chi la dimentica, lo smemorato, non sa più chi è. E lo stesso vale per i popoli, per le civiltà. Se volete capire la forza, la vitalità, la solidarietà di una coppia, di un' impresa, di un partito, di una nazione fate parlare la gente della sua storia. Quando la società è forte, decisa, in espansione, la ricordano con orgoglio, con entusiasmo. Le grandi nazioni sono fiere delle loro origini e celebrano gli accadimenti che hanno segnato il loro sviluppo. La Francia festeggia la Presa della Bastiglia, gli Usa il giorno dell' Indipendenza. I musulmani hanno riscoperto il loro passato e lo ostentano con fierezza. Gli ebrei, dispersi in cento Paesi, sono rimasti uniti per duemila anni perché hanno sempre minuziosamente ricostruito e studiato tutto quanto è accaduto al loro popolo. Un popolo, una civiltà che dimentica la propria storia perde la propria identità, la propria solidarietà, svanisce. Se gli italiani hanno smesso di insegnare la storia ai loro figli è perché stanno perdendo la fiducia in se stessi, non sono più orgogliosi di ciò che hanno fatto nel passato, non credono più di poter fare cose importanti nel futuro. Chi cancella la sua storia perde la speranza. Solo chi la ritrova, ritrova la speranza. www.corriere.it/alberoni
Alberoni Francesco
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